Breve riflessione sul Vangelo della 27° Domenica del Tempo Ordinario Anno C. Per le letture liturgiche domenicali e altri commenti cerca su CALENDARIO LITURGICO
Nel brano del Vangelo di oggi troviamo due parabole. La prima parabola (Lc 17,5-6) ci insegna che di fronte all'immensità di Dio la nostra poca fede, paragonabile per dimensioni a un granello di senape, può compiere azioni prodigiose. Gesù usa un gesto molto esagerato (un gelso che si sràdica e vai a piantarsi nel mare) fuori dalle nostre capacità per insegnare che nella fede possiamo vedere "l'agire straordinario" di Dio. Per questo è importante come hanno fatto i discepoli chiedere a Gesù di aumentare in noi la fede. Essa è un dono di Dio che si inserisce nella nostra libertà personale di conoscere e amare Dio. Il meravigliarsi è l'atteggiamento indispensabile per cominciare ad indagare sul perché noi viviamo. Lo stupore di aver ricevuto il dono della vita è la condizione necessaria per pensare alle cause dell'origine della vita. Con l'intelletto ci accorgiamo che siamo esseri viventi contingenti cioè esistiamo ma potevano non esistere; infatti non è necessaria o indispensabile la nostra esistenza e la natura umana è provvisoria. Infatti tutti partecipiamo della vita ricevuta ma il nostro vivere non è ininterrotto perchè abbiamo un inizio e una conclusione. Con una attenta riflessione scopriamo che il nostro essere contingenti si spiega solo con la causalità cioè avere origine da un essere non contingente cioè eterno. L'essere umano non ha in se stesso il significato di sée il nostro essercirichiede plausibile pensare a un intervento diretto e creativo di Dio. E’ solo Dio che può creare dal nulla la vita facendola esistere. Concludendo la contingenza umana indica che solo Dio esiste necessariamente e per questo è eterno, è l’unico essere necessario e tutti gli altri esseri dipendono da lui. Si può pensare con il principio di causalità l’origine da Dio di tutto ciò che esiste... CONTINUA A LEGGERE NELL'ALLEGATO